UNA GIORNATA per riflettere sui nostri comportamenti e cercare di modificarli. Non solo per risparmiare nel quotidiano ma anche per salvaguardare il nostro pianeta. È la Giornata nazionale contro lo spreco alimentare che si celebra oggi 5 febbraio per il secondo anno. “La novità importante è che finalmente è in vista la semplificazione normativa per gli alimenti invenduti”: l’annuncio è del presidente di Last Minute Market Andrea Segrè, coordinatore del comitato tecnico scientifico attivato dal Ministero dell’Ambiente per la prevenzione dei rifiuti e dello spreco di cibo. Segrè sottolinea anche che la semplificazione normativa “consentirà finalmente di favorire e incentivare la donazione delle eccedenze e dei prodotti alimentari invenduti lungo la filiera, attraverso la semplificazione, razionalizzazione e armonizzazione del quadro di riferimento – procedurale, fiscale, igienico-sanitario – che disciplina il settore”
Una buona notizia rivolta ai consumatori ma anche all’ambiente perché “lo spreco alimentare non è solo un problema di cibo ma anche di impatti sulla biodiversità e sul clima”: a rilanciare l’allarme è Wwf che per la giornata anti spreco, con il sostegno della grande distribuzione, ha avviato una serie di iniziative per sensibilizzare i cittadini. L’associazione ambientalista parteciperà a EXPO 2015 in qualità di “Civil Society Participant” proprio per portare l’alimentazione sostenibile all’attenzione del grande pubblico. Sul fronte ambientale, infatti, i dati resi noti nel rapporto “Food wastage footprint. Impacts on natural resources”, realizzato dal Dipartimento di gestione ambientale e delle risorse naturali della FAO nel 2013, non sono affatto incoraggianti. L’impronta di carbonio del cibo prodotto ma non mangiato e quindi sprecato ogni anno, viene stimata in 3,3 miliardi di tonnellate di Co2, una cifra complessiva che inserisce questo sconcertante dato di emissioni di prodotti che non vengono neanche utilizzati, al terzo posto nella classifica dei maggiori emettitori di Co2 a livello mondiale dopo Cina e Stati Uniti.
Non solo, il consumo di acqua collegato allo spreco alimentare è di circa 250 km cubici, equivalenti al flusso annuale d’acqua del Volga oppure a tre volte il volume delle acque del lago di Ginevra. Il cibo prodotto e sprecato, poi, occupa quasi 1,4 miliardi di ettari di terra, costituendo il 30% della superficie occupata da terre agricole a livello mondiale. Il diretto costo economico dello spreco alimentare dei prodotti agricoli (escluso i prodotti del pescato) viene valutato sui 750 miliardi di dollari, una cifra equivalente al Pil della Svizzera.
Ma gli italiani sembrano già pronti a mettere in pratica i comportamenti utili a ridurre gli sprechi. Lo dice l’indagine realizzata del 2014 da Gfk Eurisko con la collaborazione di Auchan e Simply. Il 54% afferma di controllare quotidianamente il frigorifero, il 65% controlla almeno una volta al mese la dispensa, solo il 36% dichiara di attenersi rigorosamente alla data di scadenza dei prodotti riservandosi di valutare personalmente la qualità/freschezza dei prodotti scaduti prima di buttarli. E il 45% si dichiara favorevole alla vendita a prezzi scontati di alimentari non deperibili scaduti.
La ricerca ha quantificato anche le dimensioni dello spreco alimentare domestico in Italia: ogni anno in media una famiglia italiana butta 49 kg di cibo, complessivamente vengono sprecati 1,19 milioni di tonnellate di alimenti. In termini economici questo corrisponde a circa 7,65 miliardi di euro (316 € per famiglia). L’indagine ha anche “pesato” lo spreco annuale per le diverse tipologie di alimenti. Gli sprechi maggiori riguardano la verdura (10,7 kg), la frutta (9,9 kg), il pane (9,1 kg), e la pasta (6,0 kg) mentre minori risultano le quantità sprecate per gli alimenti più costosi: carne (4,5 kg), formaggi (2,1 kg), pesce (1,8 kg), surgelati (1,8 kg) e salumi (1,2).